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Lotus Emira

Lotus sull’orlo del baratro: licenziamenti di massa segnano una svolta storica

Autore auto.pub | Pubblicato il: 01.09.2025

Lotus si prepara a una dolorosa emorragia. Le condizioni di mercato sempre più rigide, aggravate dall’incertezza generata dalle politiche tariffarie di Donald Trump, hanno costretto la casa automobilistica britannica a una decisione drastica: 550 dipendenti saranno licenziati nel Regno Unito. Con poco più di 1.300 persone in organico, oltre il 42 percento del personale si troverà presto senza lavoro.

Oggi sotto il controllo del colosso cinese Geely, Lotus presenta la mossa come parte di una ristrutturazione più ampia, definita “vitale per la sopravvivenza”. Risorse e personale verranno riallocati in nome dell’efficienza, anche se l’azienda ribadisce il proprio legame con le radici britanniche.

Lo stabilimento di Norfolk, cuore pulsante di Lotus da decenni, non chiuderà del tutto—almeno per ora. Si parla persino di una possibile seconda vita per l’impianto, che potrebbe assemblare veicoli di altri marchi. È una situazione simile a un matrimonio in crisi: la passione è svanita, ma le parti restano unite per necessità.

Il fatto che dalle linee di Norfolk non sia uscito nemmeno un’auto sportiva da metà maggio è già un segnale eloquente. La colpa è di una logistica bloccata e dei pesanti dazi all’importazione negli Stati Uniti, il cui impatto non si è attenuato nemmeno durante l’estate. La ripresa della produzione è prevista per l’inizio di settembre, ma ogni programma resta avvolto nell’incertezza.

C’è però uno spiraglio di sollievo. Un recente accordo commerciale tra Regno Unito e Stati Uniti consente alle esportazioni britanniche di auto sotto le 100.000 unità annue di beneficiare di dazi ridotti al 10 percento. Considerando che l’export automobilistico nazionale nel 2024 si è attestato proprio su quella cifra, Lotus potrebbe trovare un po’ di respiro. Ma, come sempre nel settore auto, la speranza cammina a braccetto con l’ansia.