Lamborghini Pregunta: quando la Diablo guardava il cielo
La Lamborghini Diablo fu un’icona culturale degli anni Novanta, una macchina che trasformava il rumore in arte e la velocità in un credo. Il suo motore V12 ruggiva con la convinzione di una nuova era delle prestazioni. Eppure, dieci anni dopo, uno studio di design italiano si chiese: quanto oltre poteva spingersi il “diavolo”? Da questa domanda nacque la Lamborghini Pregunta.
Con due posti, tetto aperto e una carrozzeria che ricordava più un aereo militare che un’auto stradale, la Pregunta non somigliava a nulla di già visto nel mondo delle supercar. Il progetto fu guidato dallo stilista belga Marc Deschamps, già autore di creazioni Bertone come la Jalpa e la Athon. La carrozzeria in fibra di carbonio, realizzata nello studio Heuliez di Torino, era interamente costruita con lo stesso materiale leggero allora usato nei caccia, non nelle sportive.
Cuore V12, anima da jet
Tecnicamente e spiritualmente, la Pregunta rappresentava un’evoluzione della Diablo. Montava lo stesso V12 centrale da 5,7 litri della Diablo SV, capace di 530 cavalli e 605 newtonmetri di coppia, abbinato a un cambio manuale a cinque marce. Grazie all’aerodinamica avanzata e ai radiatori anteriori, scattava da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi e raggiungeva i 333 km/h. Era un concept, sì, ma perfettamente funzionante.
Nata dall’aeronautica
I richiami all’aviazione erano evidenti. La vernice grigio opaco ricordava la fusoliera di un caccia, le porte ad ala di gabbiano si aprivano verso l’alto e le prese d’aria scolpite nella carrozzeria le conferivano un aspetto aggressivo, quasi predatorio. I gruppi ottici anteriori contavano otto piccoli elementi sferici, quelli posteriori dieci, disposti in modo da rendere l’auto quasi biomeccanica, come se fosse viva più che costruita.
Un abitacolo da pilota
Anche all’interno il design seguiva la stessa filosofia. Il lato guidatore ricordava la cabina di pilotaggio di un aereo, mentre quello passeggero era più rilassato e confortevole. Alcantara blu, illuminazione a fibre ottiche e display in vetro creavano un’atmosfera futuristica. Magneti Marelli fornì una strumentazione digitale derivata dalla Formula 1, mentre la dotazione comprendeva navigatore, telecamere posteriori e un impianto audio moderno. Gli specchietti tradizionali erano superflui: la visuale posteriore era affidata interamente alle telecamere.
Da Parigi alla pista
La Pregunta debuttò al Salone di Parigi del 1998 e fu esposta di nuovo a Ginevra l’anno successivo. Nel video di lancio sfrecciava su una base aerea, “inseguendo” un jet: una metafora perfetta per un’auto che sfumava il confine tra terra e cielo.
Dopo una breve apparizione pubblica, la Pregunta sparì per alcuni anni, riemergendo al Rétromobile di Parigi nel 2007, dove fu venduta a un collezionista privato. Lo stesso proprietario la guidò poi sia per le strade di Parigi sia a Spa-Francorchamps. Nel 2014, il reparto storico Lamborghini, Polo Storico, ne certificò ufficialmente l’autenticità e la espose nel museo aziendale. Nel 2025, la Pregunta fu nuovamente venduta all’asta a un nuovo collezionista.
Un capitolo ribelle nella storia Lamborghini
Pur non essendo mai stato un progetto ufficiale Lamborghini, la Pregunta resta uno dei capitoli più straordinari della storia del marchio. La sua forma ispirata agli aerei e il cuore ereditato dalla Diablo incarnano un’epoca in cui tecnologia e arte condividevano lo stesso sogno di volo, un sogno che nessuno aveva ancora davvero conquistato.